Ottobre 2, 2019 Biomasse Nessun commento

La scelta del pellet è ciò che maggiormente preoccupa chi ha in casa una stufa a pellet o una caldaia a pellet e fa attenzione al risparmio. In generale ci si orienta sempre verso un pellet di qualità, possibilmente che duri una stagione intera e che produca abbondantemente calore; ma in realtà ci sono tanti fattori che determinano quale sia il migliore per durata, prezzo e genere, scopriamoli assieme.

Come è fatto il pellet?

Il pellet altro non è che legno, di prima o seconda scelta, compresso in cilindretti. Può essere utilizzato per scaldare le case e i condomini, ma può avere anche un uso industriale nelle caldaie di grossa taglia delle centrali termoelettriche.

Come per molti prodotti in commercio ciò che differenzia ciascuna tipologia di pellet è sempre la scelta della materia prima, che determina la combustibilità del prodotto e quindi il soddisfacimento del cliente finale.

Il legno utilizzato per la produzione del pellet può provenire direttamente dai boschi, sempre nel rispetto del piano di gestione forestale in regola con le norme ambientali, oppure essere lo scarto della lavorazione delle segherie nella loro primissima fase di lavorazione, come la segatura o il cippato, senza vernici o sabbia a inquinare la qualità del prodotto.

Quanti tipi di pellet esistono?

Se finora hai avuto il camino a legna o una caldaia a gasolio e non sai cosa si può bruciare nella caldaia o nella stufa a pellet, sarai felice di sapere che le caratteristiche combustive rimangono invariate nella trasformazione da legna a pellet.

Quindi, per riscaldare in modo efficiente la propria abitazione ed economizzare la produzione di energia delle grandi centrali, è importante valutare la tipologia del legno di cui è fatto il pellet che utilizziamo.

Principalmente possiamo categorizzare il legno in due tipologie:

  • legno dolce (abete, pioppo, pino, castagno, ontano, salice);
  • legno forte (faggio, leccio, quercia, olmo, rovere, frassino, betulla).

Il legno dolce è leggero e per questo brucia più rapidamente e rilascia maggiori quantità di residuo fisso ad intasare la canna fumaria. La fiamma alta generata da questa tipologia è utile all’avviamento dei forni piuttosto che nel riscaldamento domestico in quanto non mantiene la combustione per molto tempo e implicherebbe la combustione di maggiori quantità.

Contrariamente il legno forte produce una fiamma più corta e mantiene meglio la combustione rilasciando minori quantità di residui di cenere. Bruciando più lentamente è ideale per il riscaldamento degli ambienti domestici, con una durevolezza della combustione maggiore.

I principali tipi di pellet conosciuti sono:

  • pellet di abete, bianco o rosso, ad alta potenza calorifera è il più pregiato;
  • pellet di faggio, abbastanza diffuso in Europa, combustibile a bruciatura lenta;
  • pellet misto di faggio e abete, in cui si unisce l’energia del calore con la durevolezza della combustione;
  • pellet di castagno, ha un basso potere calorico con l’inconveniente di fare abbondante fumo;
  • pellet di conifere, ovvero pigne miste a pino, abete e larice;
  • agripellet, costituito di scarti agricoli diversi dal legno come il nocciolino di sansa e i gusci di seme di girasole, che contrariamente alla biomassa sono derivanti da dedicate coltivazioni erbacee non alimentari;
  • pellet misto di legno in proporzioni variabili.

I valori del potere calorifico del pellet che si trovano sui sacchi in commercio spesso sono gonfiati per attirare il maggior numero di clienti, mentre bisogna tener presente che questi valori vanno normalmente da 4.7 a 5 kWh/kg.

Come scegliere il pellet migliore?

Determinare quale sia il migliore tra questi è soggettivo e dipende da:

  • l’utilizzo che se ne fa, se per riscaldare casa con stufe a pellet, o per alimentare la caldaia a pellet, o in quantità industriali per generare energia;
  • tempo di utilizzo del prodotto, se serve per riscaldare l’abitazione ma il tempo che si sta in casa è pochissimo, potrete considerare l’idea di prendere un pellet che riscalda molto anche se brucia velocemente;
  • budget a disposizione, secondo il rapporto qualità/prezzo rispetto alla quantità acquistata e consumata. In commercio si possono trovare quantità minime di 15 kg fino a 1000 kg di prodotto per le grandi industrie.

Inoltre come altro indice di qualità del pellet, la ENplus, l’ente conferente la certificazione del pellet, nata per premiare il processo produttivo, classifica il combustibile in tre categorie:

  • A1 ottimo, non supera lo 0,7% di residuo;
  • A2 medio sotto l’1,5%;
  • B scadente, destinato per lo più a usi industriali può toccare il 3% di residuo derivato dalla combustione.

Dove acquistare il pellet?

Non è di fondamentale importanza dove lo si acquista, quanto da dove arriva. Il mercato italiano è il maggior consumatore di pellet di legno, con oltre 3 milioni di tonnellate all’anno, di cui solo il 20% risulta essere prodotto nei confini nazionali e il restante importato. Purtroppo a tale consumo non corrisponde altrettanta produzione nazionale perciò si importa dai 40 paesi partner, tra cui Austria, Germania e Croazia.

I maggiori esportatori al mondo di questo combustibile sono Europa dell’Est, Usa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, ma per una questione di logistica, economicità e qualità del prodotto è sempre bene scegliere il paese più vicino al luogo di consumo, ancora meglio se si utilizza la materia prima Italiana così da avere un impatto zero sull’ambiente.

E tu che pellet hai scelto?

Written by Biocalor